Intervista a Emanuele Rizzardi
Vi presento Emanuele Rizzardi
(https://emanuele-rizzardi.
Introduzione
Autore classe '90, vive in provincia di Milano. Laureato in linguistica, lavora come traduttore e si occupa di civiltà bizantina e divulgazione storica tramite "Associazione Culturale Byzantion"
Un giovane autore molto schietto e razionale, ha risposto alle mie domande rivelandoci dettagli utili del suo percorso editoriale.
Intervista
- Perché scrivi?
Senza troppi fronzoli, Emanuele va dritto al punto e risponde alla mia domanda: "Perché ho qualcosa da dire in primis e in secundis per guadagnare qualcosa."
Rivelando una personalità pragmatica e una mentalità scientifica.
- Se con la mente torni indietro al momento in cui hai terminato di scrivere il tuo primissimo libro. Cosa hai fatto subito dopo? Parlo della prima mossa editoriale. Dove lo hai pubblicato, come hai scelto, avevi già un piano di marketing o hai improvvisato... insomma i primissimi passi della tua carriera.
L'autore ci racconta che la sua primissima opera è rimasta nel cassetto per un po', accantonata per poi essere ripresa soltanto anni dopo. Per la prima pubblicazione ha deciso di rivolgersi alle CE. Ha scelto di evitare quelle più grandi e quelle a pagamento. "Non ho provato con i grandi nomi perché non pensavo ci si potesse arrivare con una mail e ho scartato gli editori a pagamento."
Sempre molto preciso e dettagliato, ci informa sulla media di risposte che ha ricevuto. "Ho ricevuto un tasso di risposta abbastanza basso, credo 4 proposte di contratto su circa 20 editori." Ci rivela anche che praticamente ogni contratto propostogli, offriva un guadagno del 5-10% sulle provigioni, lasciando quindi quasi tutto in mano alla casa editrice.
Senza ulteriori indugi ha poi scelto di rivolgersi al primo che lo aveva contattato e senza un preciso piano di marketing si è affidato alla casa editrice, sperando che svolgesse un buon lavoro. "Non avevo un piano di marketing e pensavo che semplicemente pubblicando un libro il lavoro fosse fatto, perché avrebbe organizzato tutto l’editore."
- Self o editore? Perché?
Anche se la sua storia ci mostra come abbia scelto di protendere per l'appoggio di una casa editrice, a questa risposta Emanuele si mostra aperto ad entrambe le prospettive. "Ognuno faccia quello che vuole."
La sua opinione in merito a queste due realtà è che fintanto che lo scrittore agisce come emergente alle prime armi, esse si equivalgano. "...ma in genere non c’è differenza fra un self o un piccolo editore. L’unica è che con il self in genere guadagni il triplo che con un piccolo editore."
In linea generale concordo con lui, ma aggiungerei che quel guadagno maggiore è da considerarsi già investito nella pubblicità che sarà a carico dell'autore self. Per non parlare di editing, correzione, traduzione, copertina, impaginazione... Fermo restando che la CE che potrebbe svolgere tutto questo a sue spese non è detto che sia conforme a standard qualitativi elevati. Resta sempre una difficile scelta, con ampio margine di rischio da entrambi i fronti.
- Secondo te i lettori dove si trovano? Social, forum, librerie, giornali, radio tv... i tuoi dove li hai trovati?
Nel rispondere a questa domanda, Emanuele si rivela molto prezioso, fornendoci una chiara visione di quella che è stata la sua esperienza in merito.
"I lettori seguono tre cose principali: nome dell’autore, genere trattato e bellezza della copertina." Sottolinea che a prescindere da dove li si cerchi, i lettori sono difficili da avvicinare poiché intimiditi ed oberati da un mercato saturo.
Scendendo in maggiori dettagli ci parla dei luoghi in cui ha cercato. "I forum sono morti da anni, librerie e giornali funzionano se i numeri sono molto elevati, ho frequentato solo radio e tv piccole senza alcun profitto."
Aggiunge che i pochi lettori con cui ha aperto un canale di comunicazione diretto lo hanno trovato "sui social, a qualche rara presentazione oppure tramite associazione culturale Byzantion."
- Il più grande errore che hai commesso durante questo viaggio per diventare scrittore. Se potessi tornare indietro come lo correggeresti?
Quanto agli sbagli del passato, l'autore vorrebbe riscrivere quei primi momenti, quando aveva firmato con delle case editrici al suo primo tentativo di pubblicazione.
"Non firmerei il mio primo contratto editoriale con il primo editore, visto che non sono stato mai pagato… e anche con il secondo!"
Svelandoci che persino quel magro 5-10% non gli è mai arrivato in tasca.
- La cosa che ti dà maggior soddisfazione di questo lavoro?
Oltre a trarre soddisfazione dal guadagno economico derivante dal suo lavoro, Emanuele cita l'importanza di aprire un canale comunicativo con i lettori che nello specifico gli ha permesso di "Conoscere persone che apprezzano quello che ho in testa."
- Ultimi consigli che desideri offrire ai colleghi. Cose da non fare o cose da fare assolutamente.
Quanto alle avvertenze in merito alle cose da NON fare:
"Non buttate soldi con editori a pagamento, fiere inutili, vanity press e tutta quella filiera di gente improvvisata che cerca di fregarvi."
In conclusione, Emanuele ci lascia con una sua riflessione: "Va bene la validazione da parte del prossimo, ma la scrittura non deve diventare una zavorra dove il nostro denaro viene continuamente buttato al vento per nulla."
Mi sento di aggiungere che la valutazione del nostro lavoro attraverso il riscontro popolare dei lettori è sempre un buon metro per comprendere come il nostro messaggio viene raccolto dal mondo, ma questo non deve intaccare in alcun modo il valore del nostro pensiero originale. Dobbiamo tenere distinte le due realtà, può essere che il metodo o la forma rappresentino un ostacolo che ci impedisce di arrivare al cuore del lettore, ma questo non significa che ciò che abbiamo da dire sia giusto o sbagliato. Ogni emozione, esperienza o idea è valida e sacra nella sua purezza originale.



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